WORLD PRESS PHOTO 2025 AL PALAEXPO DI ROMA

Una foto per capire il modo: è questo il senso della mostra aperta fino all’8 giugno al PalaExpo di Roma.

World Press Photo, edizione 2025, offre al visitatore una selezione fra 59.320 foto realizzate da 3778 fotografi in 141 paesi nel 2024. Un’occasione unica per entrare in realtà spesso lontane e difficilmente accessibili ai più. Recenti indagini hanno infatti evidenziato come, ancora oggi, circa la metà della popolazione mondiale, dalla Russia al Medio Oriente, al Sud est Asiatico e parte del Sud America, non abbia accesso a libere notizie ed informazioni sull’attualità globale. In parallelo un numero crescente di governi in vari paesi si mostrano sempre meno disposti a difendere la libertà di stampa, i media ed i giornalisti. Non a caso il 2024 è stato l’anno con il più alto tasso di mortalità fra i reporters, con 108 decessi in 18 paesi e di cui ben il 70% ad opera delle forze armate israeliane. Ancor più meritorio quindi l’impegno di World Press Photo nel sostenere i fotografi, impegnarsi nell’alfabetizzare visivamente un pubblico ampio e diversificato e premiare le foto più significative in tre categorie. Foto individuali, reportage e progetti a lungo termine. Fondata nel 1955 da un gruppo di fotografi olandesi World Press Photo è diventata una piattaforma informativa globale e affidabile, senza scopo di lucro. Molte delle immagini premiate e non solo sono diventate icone di conflitti, diaspore, drammi individuali e collettivi. Come nel giugno 1989 la foto di Jeff Widener in Piazza Tienanmen in Cina con l’uomo minuto che in totale solitudine fronteggia una schiera di carri armati o nel 2023 l’immagine scattata in Palestina da Mohammed Salem che culla il corpo del nipotino avvolto in un bianco lenzuolo e diventata uno dei simboli delle sofferenze del popolo palestinese e dell’assurdità di questo conflitto. Una guerra senza fine constatando come la foto premiata il 2024, realizzata per il New York Times della palestinese Samar Abu Elouf, sia sempre centrata sul dramma di Gaza. Il soggetto è un bambino di 9 anni dal bel volto malinconico, Mahmoud Aijour, a cui un attacco israeliano ha mozzato entrambe le braccia. L’interesse dei fotografi di World Press si concentra non solo sui conflitti ma sui tanti campi in cui le minoranze vengono oppresse. Si va quindi dalle immagini del Lagos Pride in Nigeria, dedicate alle difficili rivendicazioni dei transgender locali alla documentazione, sempre in Nigeria, delle dure repressioni governative contro le manifestazioni del 2024 per l’insostenibile aumento delle tasse sui beni di consumo primari degenerate in oltre 400 morti migliaia di arresti e feriti. Grande l’attenzione anche ai disastri provocati dal cambiamento di clima come , in Congo, l’inaridimento del lago Kivu con la progressivo scomparsa delle sardine, unica fonte di sostentamento per i pescatori locali o il progressivo prosciugamento dei fiumi in Amazzonia a Manaca Puri e Manaus con il conseguente stravolgimento di secolari abitudini di vita ed economia fotografato dal peruviano Masuk Nolte. Antitetiche ma altrettanto drammatiche, negli scatti di Noel Celis, le insolite inondazioni nelle Filippine dove dal 2012 si regista un aumento del 210% dei tifoni. Attenzione anche alla violenza di genere rivolta da Cinzia Clementi alle donne eritree ed etiopi in fuga dal 2020 da violenze, guerra civile e stupri commessi dalle truppe locali e mai ammesse e che nei campi per rifugiati mostrano una sorta di resilienza aiutandosi reciprocamente. Altrettanto emblematiche della dura condizione femminile in Afganistan le immagini di Kiana Hayeri e con la voglia di vivere che si riafferma nella solitudine tutta al femminile in una casa in cui donne in vestiti colorati danzano al suono di una musica vietata tassativamente dal regime talebano. Le opere esposte al PalaExpo, apprezzabili anche dal punto di vista estetico, non solo offrono occasione di riflessione su realtà spesso poco note e mostrano il valore del fotogiornalismo come mezzo di documentazione sociale.
Foto fornite dall’Ufficio Stampa del PalaExpo di Roma