“Maschere e coriandoli” (Edizioni Ceccarelli) l’ultimo libro di Antonio Castello, giornalista e scrittore con esperienza ultradecennale nel campo turistico nel quale ha rivestito importanti ruoli istituzionali, non solo colma un vuoto rispetto alla conoscenza dei mille Carnevali che costellano l’Italia da Ivrea alla “Festa dei Fiori” ad Acireale ma si rivela valido strumento per chi voglia approfondire le tradizioni etniche e culturali del nostro Paese.
In 534 pagine con metodica meticolosità Castello seleziona circa 400 eventi carnevaleschi di particolare interesse spettacolare e tradizione storica. Il libro, affascinante come un racconto, è frutto di anni di pazienti ricerche a cui l’autore non è nuovo. “Maschere e coriandoli” è infatti la terza opera del giornalista. Risale al 2008 “ Il grande Almanacco dei giorni di festa” (Vallardi Editore), una Guida alle feste religiose italiane che raccoglie e commenta l’origine di processioni, sacre rappresentazioni, cortei, rituali, musiche, canti caratteristici di tali festività. Nel 2017 è la volta di “Guida alle Rievocazioni Storiche” che elenca e descrive circa 500 fra Palii, Giostre e Tornei , partendo dall’Epoca Romana, vedi il “Sacco dei Galli” risalente al 390 a.C. fino al riallestimento delle battaglie Risorgimentali come Magenta e Solferino. Libri, quelli di Castello, quanto mai attuali in questo periodo pandemico, in quanto volti a motivare e indirizzare i flussi turistici verso il territorio nazionale , alla scoperta di realtà spesso poco note ma che testimoniano il patrimonio antropologico e culturale dei nostri territori. Anche minori. Perché accanto a festeggiament celeberrimi come Venezia, Viareggio o Ivrea esistono festeggiamenti da scoprire. Ad esempio il Carnevale di Putignano (Bari) con le sfilate di carri allegorici realizzati in cartapesta dagli artigiani locali, i gruppi mascherati che indirizzano beffardi versi satirici ai personaggi più in vista. Non manca l’elezione del “Cornuto dell’anno” e, chiusura del Carnevale, il corteo che celebra il “Funerale del Maiale” con tanto di scorpacciata conclusiva e catartica. Emerge dalla sistematica ricerca del libro l’intento dissacrante delle manifestazioni carnascialesche, fin dall’origine risalente ai Saturnali dell’Antica Roma. Quando grazie alla maschera i ruoli si invertivano: i servi potevano irridere i padroni, il popolo abbandonarsi a eccessi di ogni tipo, dalle estemporaneità erotiche alle mangiate pantagrueliche al gioco d’azzardo di solito proibito. L’importanza dell’aspetto gastronomico di questi giorni festivi è continuata nel Medioevo e nel Rinascimento e ancora oggi, sebbene la denutrizione non sia, in genere, compagna quotidiana, esistono particolari pietanze e soprattutto dolci caratteristici del periodo. Lo sottolinea Antonio Castello nella sua dettagliata ricerca antropologica e storica evidenziando come dietro a ogni celebrazione e maschera ci siano avvenimenti di rilievo socio-culturale spesso ignorati. Merita un viaggio il Carnevale nella Tuscia, in particolare a Ronciglione. Inizia al suono del Campanone del Carnevale e la consegna delle Chiavi della Città a Re Carnevale che sancisce l’inizio di cinque giorni di divertimento con la Sfilata di gala e i suoi centinaia di partecipanti in costumi colorati e fastosi , bande, degustazioni di maiale polenta e salsiccia, saltarelli danzati al suono delle bande e , da non perdere, la Corsa dei Berberi. Retaggio delle feste barocche romane vede i cavalli delle nove contrade lanciarsi senza cavaliere lungo il corso principale circondati del tifo degli astanti. Ulteriore conferma che per una volta l’anno “licet insanire”