Manuale sentimentale dell’Isola di Kos, secondo Diego Zandel

 

Presentato a Roma dal nostro vicedirettore, Carlo Sacchettoni e dal giornalista e scrittore greco, Dimitri Deliolanes, il nuovo libro di Diego Zandel dal titolo “Manuale Sentimentale dell’Isola di Kos” (Oltre Edizioni). L’evento si è svolto presso la libreria L’Argonauta, una delle poche in Italia specializzate nel tema dei viaggi. “Anche se può sembrarlo – ha esordito Sacchettoni – non è una guida turistica nel senso classico del termine, come potrebbe sembrare dal titolo… né un romanzo ambientato nell’isola… Le guide sono di solito più un lavoro tecnico che letterario: si fanno copiando precedenti guide e aggiungendo nuove informazioni aggiornate… E non è neppure un’opera di narrativa con elementi di fantasia o di immaginazione, pur essendo avvincente nella lettura, perché si segue come un romanzo… Non è neppure un saggio, pur contenendo molti riferimenti storici, sociali, geografici e naturalistici riferiti all’isola di Kos Allora cos’è? E’ un’opera sui generis dove si avverte chiaramente come sia il luogo a muovere la mano dello scrittore.”

Il vissuto personale diventa la chiave per raccontare l’isola, la sua storia, la sua evoluzione. Sono i ricordi e i sentimenti di una vita legati a quel luogo a far vergare le 357 pagine dedicate all’Isola di Kos. E’ una raccolta di esperienze vissute né da turista, né da viaggiatore: sono le emozioni della propria esistenza incastonate in quest’isola che diventa per lo scrittore fonte d’ispirazione e di autoriflessione. E’ una sorta di diario intimo che si trasforma in racconto, trascendendo la dimensione soggettiva e personale e diventando “una storia” da raccontare. “E’ comunque un testo che guida il lettore alla conoscenza profonda dell’isola – ha aggiunto Deliolanes – ripercorrendo luoghi ed eventi storici che hanno caratterizzato Kos e le altre isole del Dodecanneso, è quello che ha fatto Diego che ha già dedicato altri due libri all’isola: “L’uomo di Kos” 2004 e “Il fratello greco”2011 “. Diego Zandel è di origine fiumana, è nato nel campo profughi di Servigliano nel 1948 e ha dedicato diversi libri di narrativa e saggistica al mondo balcanico, al quale si sente legato per antiche radici. I suoi racconti appaiono in diverse antologie a alcuni suoi libri sono stati tradotti in Grecia e in Croazia. L’autore ha frequentato l’isola dal lontano 1969 e lo ha fatto per 40 anni insieme alla sua moglie Anna, purtroppo scomparsa, alla quale è dedicato il libro. Zandel si recò nell’isola, quando la Grecia non era ancora una destinazione turistica di massa. Vi si recò la prima volta con Anna, quando era ancora fidanzato, in compagnia del fratello e della madre di lei, originaria di Kos. Furono quelle prime impressioni a lasciare un segno indelebile nella memoria dello scrittore. Zandel ricorda e descrive la realtà di allora sullo sfondo di quella Grecia, ormai sparita, quando era un paese povero, ma dignitoso nella sua parsimonia. Oggi, al contrario, nonostante lo sviluppo portato dal turismo, si assiste a sacche di miseria crescenti (soprattutto nelle grandi città) che generano degrado e disagio sociale a fronte di una Europa che ha generato ricchezza solo a una elite e sta cancellando tradizioni e identità locali in omaggio alla globalizzazione della finanza e dei mercati. Il libro si articola un po’ come un diario: l’arrivo, la casa, il tavlado (il caratteristico letto del luogo), la Pasqua Ortodossa, i riti, Poi, i luoghi dell’Isola, sempre descritti attraverso una situazione, un

Lo scrittpre Diego Zandel a sinistra e Carlo Sacchettoni.
Lo scrittpre Diego Zandel a sinistra e Carlo Sacchettoni.

personaggio, una memoria. Qui ci sono anche interessanti riferimenti storici, soprattutto quelli legati al periodo italiano dal 1912 al 1947 e le due fasi: quella prima del 1936 quando gli Italiani furono ben accolti e quella del periodo prebellico quando il fascismo tentò invece di imporre la lingua, la cultura italiana e perfino la Chiesa Cattolica alle popolazioni locali, da mille anni ortodosse. Poi ci sono le pagine dedicate alle isole vicine: Patmos con il suo monastero e la grotta di San Giovanni dove si presume abbia scritto l’Apocalisse; Nissyiros con il suo vulcano. Kalymnos, l’isola dei pescatori di spugne; Leros, salita alla ribalta delle cronache negli anni 80 per il suo manicomio. Rodi, che fu capoluogo nel periodo italiano, poi Symi ed anche uno sguardo alla costa turca, che è appena a 3 miglia da Kos (Bodrum). Interessante e significativo anche il capitolo dedicato agli incontri: ai personaggi dell’isola. Dal gestore della vecchia taverna alla donna che gestisce gli “studios”: tutte realtà che si vanno trasformando nel tempo. E, ancora, la donna incontrata nel cimitero cattolico, con la quale l’autore ricorda l’eccidio dei 103 ufficiali italiani del Reggimento Regina di Fanteria, trucidati in massa dai tedeschi dopo l’8 settembre. Infine, tra i tanti incontri, anche quello con il poeta Manolis Fourtounis, nativo dell’isola. Nell’ultima parte del libro c’è il capitolo “Taccuini”. Sono fotografie scritte a punta di matita: appunti e spunti per altre riflessioni. Dalla lettura del libro nelle varie sue parti ne emerge un manuale “sentimentale” e avvincente che è di grande utilità al turista perché consente di conoscere non solo luoghi, cibi e tradizioni, ma di penetrare nel tessuto storico e sociale di Kos come nessuna guida nel senso classico del termine sia mai riuscita a fare.