Napoli: Rione Sanita’, Uniti si vince

Quando si parla o si legge di Napoli, a parte i ricordi nostalgici e idealizzati del tempo che fu, a passare quasi sempre è l’immagine negativa. La precarietà lavorativa, il disagio sociale e l’aggressività che esplode improvvisa anche nei quartieri del centro storico fanno più notizia delle molte realtà creative e associative attivittà partenopee nella citta’.

A Scampia come nei quartieri spagnoli, a Forcella, a Mater Dei c’è voglia di riscatto, di crescita, di giustizia. A Napoli sono molte le iniziative a sostegno di progetti di vita per i più giovani. Quelli che tentano di uscire legalmente da una situazione di difficoltà ed esclusione. Paradigmatica l’esperienza condotta da Don Antonio Loffredo, Parroco al Rione Sanità, quello dove è nato Totò, considerato uno dei più difficili e serbatoio di potenziale criminalità per le rilevanti sacche di povertà e malessere sociale. Quando è arrivato, nel 2001, il quartiere ghetto lo era da circa due secoli. Da quando nel 1809, durante l’occupazione francese, Gocchino Murat decise di far costruire un ponte per arrivare dal centro città alla reggia di Capodimonte, senza più passare lungo la “strada reale”, unico percorso per arrivare alle reggia e che attraversava proprio la Sanità, nome originato per l’aria salubre che vi si respirava vista la posizione fuori dall’affollato centro storico. Così il quartiere nato nel XVI situato sotto il palazzo reale e scelto proprio per questo dalla nobiltà napoletana che vi fece costruire splendidi palazzi, da quello dello Spagnolo al Sanfelice, privato dall’andirivieni da e per la reggia si avviò a un progressivo e irreversibile degrado: sociale e ambientale. “Sono diventato Parroco- racconta Don Antonio- di un’isola. L’ha creata un ponte che, cosa insolita, invece di unire ha diviso, escludendo il quartiere dal passaggio di cortei, traffici e commerci. La successiva chiusura di alcune strade e l’erezione di muri ha aumentato la progressiva ghettizzazione. Questo ha generato non solo terreno fertile per la microcriminalità ma negli abitanti una sorta di sfiducia e rassegnazione passiva a un destino di esclusione unito a un’anarchia diffusa percorsa da improvvisi rigurgiti di violenza. Qui a lungo è sembrato che lo Stato non ci fosse e non volesse esserci. Ora le cose sono cambiate, almeno in parte. Ma non è stato facile”. Una delle realtà più apprezzabili è stata la creazione, nel 2008,de “Il Miglio Sacro” un itinerario che unisce un patrimonio di edifici e luoghi magnifici della Sanità ignorato a lungo dagli stessi napoletan e ora percorso da centinaia di turisti. Sono i giovani del quartiere, riuniti nella Cooperativa La Paranza, a guidarli alla scoperta di luoghi straordinari come le Catacombe di San Gennaro, quelle di San Gaudioso situate proprio sotto la magnifica Basilica della Sanità e i suoi tesori, il Cimitero Ossario delle Fontanelle realizzato in maestose gallerie tufacee scavate nella collina di Materdei e occluse da decenni dai detriti alluvionali. Qui i napoletani dal XVII secolo praticavano un culto singolare, pregando e accendendo lumini in favore delle “pezzentelle”, le anime dei molti morti senza nome che qui sono sepolti per ottenerne la protezione. Il 2017 per Il Miglio Sacro e la Sanità si è chiuso un importante risultato: quello dei 100 mila visitatori in un anno, indicato dal sistema di bigliettazione elettronica. Un traguardo incredibile se si pensa che nel 2008, anno in cui il sito veniva affidato dall’Arcidiocesi di Napoli alla Cooperativa sociale La Paranza le Catacombe partenopee contavano poco meno di 6000 visitatori l’anno. Il sistema informatizzato consente di conoscere anche la provenienza dei visitatori e il motivo della visita. Nel 2017 il 55% dei turisti è stato composto da stranieri (le maggiori nazionalità sono Francia – Inghilterra – Germania – Spagna), il restante  45% da italiani, il 20% sono gruppi organizzati, mentre l’80% individuali che scelgono  le Catacombe autonomamente o tramite una ricerca internet sui luoghi da visitare in città o mediante il passaparola.

Ma chiediamo proprio a Don Loffredo come è riuscito a costruire il nuovo volto della Sanità.

R. Appena arrivato ho cercato di vincere l’istintiva diffidenza degli abitanti, nata da anni di sofferenza e ingiustizia. Quando capiscono che non si è qui per “scipparli” di quel poco che hanno si aprono e nascono rapporti d’amore straordinari. Svolgendo il mio lavoro in Parrocchia sono entrato in contatto con vari giovani pieni di volontà di fare. Andavano indirizzati e dovevano imparare, studiare. Ho cercato di unire la mia lunga esperienza nel sociale al patrimonio umano e culturale trovato alla Sanità. C’erano luoghi chiusi da decenni. Ricchezze sconosciute non solo ai napoletani che si guardavano bene dal venire, ma agli stessi abitanti. Troppo presi dalla difficoltà del quotidiano per comprendere il valore educativo e salvifico della bellezza che possiedono. Eppure da questa può arrivare

il riscatto se unita al potenziale di chi, mi riferisco soprattutto alla gioventù, aspira a un futuro diverso.
D. Così sono nati il Miglio Sacro e la Cooperativa La Paranza?
R. Sì, alcuni edifici erano divisi fra la Regione e la Santa Sede. Entrambe non se ne occupavano ma ne rivendicavano il controllo. Diventare Rettore della Chiesa di San Gennaro e Direttore delle tre Catacombe è stato quasi più complesso che restaurarle, mettere in sicurezza e aprire ai visitatori . Ma volevo gestire unitariamente i siti per dare vita a qualche cosa di stabile per i ragazzi. Dall’idea di recuperare, educare e “fare impresa” è scaturita la Cooperativa La Paranza, oggi composta da una cinquantina di giovani soddisfatti e motivati. Alcuni sono diventati le guide del Miglio , dopo averli mandati in giro, grazie all’aiuto di fondazioni e privati a vedere, capire, studiare l’arte e le lingue. Altri, occupandosi dei restauri con l’aiuto di artigiani locali, hanno imparato un mestiere. E’ sorta così l’Officina dei Talenti, premiata per l’illuminotecnica delle Catacombe di San Gennaro, non solo una delle meraviglie di Napoli ma il luogo che custodisce la più antica immagine del Santo risalente al V secolo d.C. Sotto la guida del Designer Riccardo Dalisi, Compasso d’oro, ha avuto origine il Laboratorio Iron Angels che lavora ferro, latta, ottone, materiali poveri o di recupero per realizzare artigianato artistico. Tutti ragazzi che si sono occupati di restaurare anche alcuni locali nel seicentesco convento adiacente alla Basilica della Sanità per aprire la nostra struttura di ospitalità: La Casa del Monacone.
D. Avete portato avanti altre iniziative?
R. In pratica oggi ogni spazio o immobile della Parrocchia è stato bonificato e riutilizzato per la comunità. In ex strutture canoniche sono ospitate “La Casa dei Cristallini”  e “L’Altra Casa. Operano , soprattutto la prima, in zone di estremo disagio socio-economico. Si occupano di organizzare il doposcuola per bambini che spesso vivono in case esigue e affollate o prive di figure di riferimento. Inoltre, in un quartiere dove l’infanzia dura poco e l’adolescenza è un attimo, trovano aiuto e consiglio madri giovanissime per gestire una genitorialità precoce. Cerchiamo di stimolarle anche a ottenere almeno un diploma, a impratichirsi in un mestiere, per non continuare a riprodurre un modello che spesso vede le donne sempre a casa da sole e i mariti tutto il giorno fuori alla ricerca di un lavoro precario o,peggio, in carcere. E poi c’è l’Orchestra Sanitansamble. Nata  col musicista   Maurizio Baratta ha coinvolto ragazzi, dai 7 ai 13 anni. In vari anni nessuno di loro ha abbandonato pur affrontando i sacrifici di un impegno plurisettimanale, di regole e disciplina insolite. Ora sono richiesti in molte sale da concerto. Poi c’è l’Accademia della Sanità da una parte laboratorio teatrale , dall’altra palestra a disposizione di un quartiere che partecipa sempre di più. Inoltre si susseguono incontri e concerti come domenica 17 lo spettacolo Gospel “The Voice of Victory” nella Chiesa di San Gennaro extra moenia abbinato alla visita guidata e che ogni anno fa registrare il tutto esaurito. Molto successo hanno riscontrato gli Aperivisita, visite serali accompagnate dalla degustazione di eccellenze gastronomiche locali D. Ma lei dove trova l’energia per tanta attività?
R. Dalla realtà che mi circonda. Per dare nuova vita al passato stiamo proponendo a Enti e privati l’iniziativa “Adotta un restauro” così da dare nuova vita a opere preziose. Come è stato per l’affresco nel VI secolo della bella Cerula venuto alla luce durante la bonifica delle Catacombe di San Gennaro. Poi ci sono i libri, le mostre fotografiche. E’ uno stimolo continuo e non possiamo fermarci. C’è tanto, troppo, da fare.
Info wwwcatacombedinapoli.it
e mail info@catacombedinapoli.it

Foto di copertina: Napoli Catacombe di San Gennaro