Piranesi- La Fabbrica dell’utopia

ROMA – MUSEO DI ROMA PALAZZO BRASCHI: 16 GIUGNO 15 OTTOBRE 2017

Un omaggio doveroso quello che Roma rende a Giovan Battista Piranesi (1720-1778), uno degli artisti che più ne hanno esaltato la prestigiosa eredità ricevuta dalla romanità e fondata su un monumentale patrimonio archeologico. Un artista capace anche di mettere in risalto la magnificenza dei palazzi e chiese del Rinascimento e del Barocco e fare della rappresentazione delle rovine della civiltà romana una nuova forma di espressione artistica che diventerà “scuola” per seguaci ed imitatori. Perfetta cornice per la mostra “Piranesi- La fabbrica dell’utopia”, il maestoso Palazzo Braschi, oggi Museo di Roma. Edificato, su precedenti costruzioni, nel 1791 in stile barocco-neoclassico e affacciato da un lato su Piazza Navona, un tempo Stadio di Domiziano, dall’altra su quella Piazza Pasquino dove spicca la statua di Pasquino , irriverente emblema dell’anima critica e caustica del popolo romano. Due simboli di una Caput mundi in cui il veneziano Piranesi, già esperto di incisione e architettura e studioso della Roma antica, sbarca ne 1741, al seguito dell’Ambasciatore della Serenissima Francesco Venier. E’ qui, nello studio di Giuseppe Vasi che si dedicherà alla studio dell’acquaforte di cui diventerà indiscusso maestro. Come dimostrato le circa duecento opere in esposizione che ne illustrano non solo la straordinaria maestria di incisore e architetto ma la capacità tutta nuova, moderna e coinvolgente, di rappresentare la rovine della romanità. Piranesi , innamorato dei Fori imperiali, delle rovine di Ercolano e Paestum creò uno stile in grado di infiammare l’immaginario collettivo del tempo e di stimolare e incrementare quel Gran Tour, il viaggio verso l’Italia intrapreso da intellettuali, nobili e amanti della cultura, che vedeva in Roma una tappa fondamentale. Non a caso le sue Vedute della città, vendute nella bottega che aveva aperto in via del Corso, erano ambito souvenir per i viaggiatori.

 

In parallelo, stupisce ancora oggi,come viene ben sottolineato nella mostra, l’ingegnosità di Piranesi di “reinventare” le rovine facendone un affascinante turbinio di tronchi di colonne, capitelli, statue, parti di antichi misteriosi reperti dalle dimensioni esasperate e fantastiche e producendo un affetto di meraviglia e stupore che ancora oggi affascina. Come evidenziano i fantasiosi Capricci, ispirati al conterraneo Tiepolo, che fondono in modo immaginario i resti monumentali creano scenografie, spesso utopiche, di forte suggestione visiva e violenti effetti luministici. Ancora più sorprendenti le celebri Carceri, fantasiosi intrecci di scale, ponti, immense aule arcate, argani e corde, in grado per secoli di influenzare celebri artisti , vedi il moderno Escher e letteratura, da Beaudelaire alla Yourcenar. Visioni utopie in cui le figure umane sono minuscole e irrilevanti, quasi esasperata esibizione fine a stessa dell’inesauribile fantasia dell’artista ma che esaminate da autorevoli architetti si sono rivelate “fabbricabili”. Come sottolinea la mostra attraverso il bel video in 3D realizzato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che ci conduce in un avvincente viaggio al loro interno.

Foto:

Giovanni Battista Piranesi

In copertina Mausoleo di Cecilia Metella 1762 acquaforte  Museo di Roma

Veduta del Campidoglio e di S. Maria d’Aracoeli. !746 1748 acquaforte, Museo di Roma.

Veduta dal Porto di Ripa Grande e dal Tevere con le imbarcazioni 1753-1758, acquaforte Museo di Roma.

Vaso con tre grifoni, Venezia Fondazione Giorgio Cini prodotto da Factum Arte 2012 marmo.